Sì! È giunto il momento di ammettere che alieni, creature misteriose e altri esseri incredibili esistono davvero.
E in quale puntata potevamo farlo, se non in quella del primo aprile??
E in quale puntata potevamo farlo, se non in quella del primo aprile??
Se anche voi siete affascinati da tali argomenti e volete sapere quali di questi abbiano in realtà una spiegazione perfettamente scientifica e razionale (spoiler: praticamente tutti), allora siete nel posto giusto!
Benvenuti alla puntata del primo aprile!!! Datevi una pacca sulla schiena attaccandovi un foglietto con disegnato un pesce da parte mia e iniziamo subito parlando di scherzi, burle o semplici falsi a tema mysterioso!!!
Stavolta non ci sarà modo di mantenere la suspance riguardo ai fenomeni di cui parleremo: sono tutti frutto del lavoro umano, realizzati a scopo di lucro, come forma d'arte o per pura goliardia. Ne esistono a bizzeffe, a volte anche da fonti insospettabili, se pensiamo che addirittura Benjamin Franklin era famoso per le sue burle letterarie (arrivò persino a inventarsi il cinquantunesimo capitolo della Genesi).
In questa puntata, quindi, ci limiteremo a elencarne alcuni notevoli, di cui magari avete già sentito parlare, ma che forse potreste aver preso per veri. Iniziamo subito da quello riportato nel titolo, ovvero dalle
In questa puntata, quindi, ci limiteremo a elencarne alcuni notevoli, di cui magari avete già sentito parlare, ma che forse potreste aver preso per veri. Iniziamo subito da quello riportato nel titolo, ovvero dalle
Sirene
L'esempio più famoso di hoax a fini artistici sono le creature realizzate dall'artista Juan Cabana e poi abbandonate sulle spiagge in attesa che qualcuno le ritrovi e ne rimanga sconvolto. Del suo celebre cadavere di sirena (o tritone) si parla qui.
Le sue opere sono note da anni, ma questo argomento è tornato prepotentemente alla ribalta alla fine del 2013, dopo le affermazioni di una deputata, che diceva di avere le prove dell'esistenza di questi esseri (sui quali peraltro ho un'opinione molto personale, ma è troppo maschilista per essere riportata qui). Tale presa di posizione traeva origine da un discutibilissimo documentario di Discovery Channel (classico esempio di disinformazione realizzata per alzare gli ascolti), che a sua volta prendeva spunto dal mockumentary di Animal Planet da cui abbiamo preso l'immagine di copertina di questa puntata, che però quantomeno era dichiaratamente un falso.
Insomma, burla su tutta la linea, almeno a quanto se ne sa al momento.
Le sue opere sono note da anni, ma questo argomento è tornato prepotentemente alla ribalta alla fine del 2013, dopo le affermazioni di una deputata, che diceva di avere le prove dell'esistenza di questi esseri (sui quali peraltro ho un'opinione molto personale, ma è troppo maschilista per essere riportata qui). Tale presa di posizione traeva origine da un discutibilissimo documentario di Discovery Channel (classico esempio di disinformazione realizzata per alzare gli ascolti), che a sua volta prendeva spunto dal mockumentary di Animal Planet da cui abbiamo preso l'immagine di copertina di questa puntata, che però quantomeno era dichiaratamente un falso.
Insomma, burla su tutta la linea, almeno a quanto se ne sa al momento.
Teschio del Destino
Quando un bel giorno George Lucas e Steven Spieberg presero la decisione di gettare alle ortiche quanto avevano fatto fino a quel momento per produrre finalmente un film veramente brutto su Indiana Jones, si misero a cercare una storia che potesse definitivamente affossarne il mito. Ma per affossare un grande mito, ci vuole una grande boiata e quindi infilarono nella sceneggiatura un bel teschio di cristallo Maya.
Ora, è vero che, secondo alcuni (pochi) studiosi, i dodici teschi attualmente in circolazione sono effettivamente precolombiani, ma mancano degli studi approfonditi che lo confermino. Anzi, i pochi che sono stati svolti li identificano generalmente come falsi ottocenteschi, come nel caso di quello conservato al British Museum.
In particolare, l'unico fra i teschi attribuito (dal suo proprietario) ai Maya è quello ritrovato da Frederick Albert Mitchell-Edges nei primi anni del '900. Secondo questo famoso archeologo, tale oggetto avrebbe tremilacinquecento anni, sarebbe stato realizzato solo facendo delicatamente cadere della sabbia nei punti giusti (impiegandoci un secolo e mezzo) e, soprattutto, avrebbe incredibili poteri (benefici o malefici, alla bisogna). Tutto molto interessante e, soprattutto, verosimile, indubbiamente. Ma, giusto per capire quanto fossero affidabili le sue parole, scriverò anche che sosteneva di essere un abile pescatore di squali, di aver combattuto con Pancho Villa, di aver condiviso un appartamento a New York con Trotsky e di aver vissuto mille altre mirabolanti avventure per le quali si era meritato il soprannome di "the British Baron Munchausen" (che fra l'altro è anche un bel gioco di James Wallis, perfettamente in tema con questa puntata dedicata a bugiardi e mistificatori).
Per intenderci, nel suo libro di memorie Danger my ally, pubblicato nel '54, dice di aver trovato il teschio nel 1926 a Lùbaantun (città che dichiarò di aver scoperto, ma le cui rovine erano già note da vent'anni), ma il reperto non viene citato da nessuno dei suoi collaboratori dell'epoca e neppure da lui stesso! Nel suo volume precedente Land of wonder and fear, infatti, il nostro amico parla anche di quella spedizione, ma non fa menzione del mysteriosissimo reperto.
Ci sarebbe ancora molto da dire su questo oggetto: la mole di contraddizioni e panzane nei racconti di Mitchell-Edges prima, e di sua figlia Anna poi, è davvero notevole, ma credo sia noioso stare a riportarle qui. Limitiamoci a dire che in questa vicenda, di burle e falsità ce ne sono a bizzeffe e a tutt'oggi, da dove arrivi quel teschio, ancora non si sa.
Ora, è vero che, secondo alcuni (pochi) studiosi, i dodici teschi attualmente in circolazione sono effettivamente precolombiani, ma mancano degli studi approfonditi che lo confermino. Anzi, i pochi che sono stati svolti li identificano generalmente come falsi ottocenteschi, come nel caso di quello conservato al British Museum.
In particolare, l'unico fra i teschi attribuito (dal suo proprietario) ai Maya è quello ritrovato da Frederick Albert Mitchell-Edges nei primi anni del '900. Secondo questo famoso archeologo, tale oggetto avrebbe tremilacinquecento anni, sarebbe stato realizzato solo facendo delicatamente cadere della sabbia nei punti giusti (impiegandoci un secolo e mezzo) e, soprattutto, avrebbe incredibili poteri (benefici o malefici, alla bisogna). Tutto molto interessante e, soprattutto, verosimile, indubbiamente. Ma, giusto per capire quanto fossero affidabili le sue parole, scriverò anche che sosteneva di essere un abile pescatore di squali, di aver combattuto con Pancho Villa, di aver condiviso un appartamento a New York con Trotsky e di aver vissuto mille altre mirabolanti avventure per le quali si era meritato il soprannome di "the British Baron Munchausen" (che fra l'altro è anche un bel gioco di James Wallis, perfettamente in tema con questa puntata dedicata a bugiardi e mistificatori).
Per intenderci, nel suo libro di memorie Danger my ally, pubblicato nel '54, dice di aver trovato il teschio nel 1926 a Lùbaantun (città che dichiarò di aver scoperto, ma le cui rovine erano già note da vent'anni), ma il reperto non viene citato da nessuno dei suoi collaboratori dell'epoca e neppure da lui stesso! Nel suo volume precedente Land of wonder and fear, infatti, il nostro amico parla anche di quella spedizione, ma non fa menzione del mysteriosissimo reperto.
Ci sarebbe ancora molto da dire su questo oggetto: la mole di contraddizioni e panzane nei racconti di Mitchell-Edges prima, e di sua figlia Anna poi, è davvero notevole, ma credo sia noioso stare a riportarle qui. Limitiamoci a dire che in questa vicenda, di burle e falsità ce ne sono a bizzeffe e a tutt'oggi, da dove arrivi quel teschio, ancora non si sa.
L'uomo di Piltdown
Un altro bel contaballe (scusate il termine tecnico) era Charles Dawson, avvocato e paleontologo dilettante, salito alla ribalta nel 1912 per aver trovato quello che poi fu classificato come Eoanthropus Dawsoni in una cava nei pressi di Piltdown, in Inghilterra. Il reperto, che era stato datato (da lui stesso) a oltre un milione di anni fa, era eccezionale perché presentava caratteristiche sia umane che scimmiesche e costituiva pertanto il famoso anello mancante che tutti cercavano.
In particolare, la mandibola aveva caratteristiche tipiche degli Orango, mentre il resto del cranio presentava peculiarità presenti negli esseri umani. Casualmente, la mandibola era spezzata e mancavano proprio le estremità dove si sarebbe dovuta attaccare al cranio, che combaciando avrebbero dimostrato che le due parti facevano davvero parte dello stesso essere. Pensate un po' che sfiga, eh? Così non c'è stato modo di zittire i ricercatori che hanno poi svelato che si trattava di due esseri distinti, fra l'altro vissuti al massimo 50.000 anni fa, come riportato in questo articolo.
In particolare, la mandibola aveva caratteristiche tipiche degli Orango, mentre il resto del cranio presentava peculiarità presenti negli esseri umani. Casualmente, la mandibola era spezzata e mancavano proprio le estremità dove si sarebbe dovuta attaccare al cranio, che combaciando avrebbero dimostrato che le due parti facevano davvero parte dello stesso essere. Pensate un po' che sfiga, eh? Così non c'è stato modo di zittire i ricercatori che hanno poi svelato che si trattava di due esseri distinti, fra l'altro vissuti al massimo 50.000 anni fa, come riportato in questo articolo.
I fossili di Beringer
Restando in ottica archeologica, ma iniziando a spostarci verso il terreno della goliardia, citiamo anche lo scherzo giocato a Johann Beringer da un paio di suoi colleghi dell'università di Würzburg, tali Roderick ed Eckart, che nascosero nei suoi scavi una gran quantità di fossili raffiguranti creature varie e persino corpi celesti. Addirittura, su uno di essi era raffigurato il nome di Dio. Il professore, pur scrivendo fra le varie ipotesi che si sarebbe potuto trattare di uno scherzo, fondamentalmente ci credette e ci scrisse su anche un libro, per il quale viene ricordato tutt'oggi. Certo, come modo per assicurarsi l'imperitura fama non è proprio il più onorevole, ma sempre meglio di certi personaggi del Grande Fratello.
La vicenda finì con un fossile su cui fu ritrovato il nome stesso di Beringer (grazie al quale si convinse del tutto di essere stato preso per i fondelli) e con una condanna in tribunale per i due simpaticoni.
La vicenda finì con un fossile su cui fu ritrovato il nome stesso di Beringer (grazie al quale si convinse del tutto di essere stato preso per i fondelli) e con una condanna in tribunale per i due simpaticoni.
Altre burle e conclusioni
Oltre a questi esempi se ne potrebbero elencare mille altri che spesso si riferiscono a semplici burle, messe in atto da buontemponi particolarmente ingegnosi. La più celebre, per noi Italiani, è senz'altro quella dei falsi Modigliani, che mise in luce le difficoltà degli esperti nel valutare l'autenticità di opere artistiche ritrovate durante le varie ricerche.
Altro scherzone mica male fu quello perpetrato nel 1910 da un gruppo di rampolli inglesi (fra cui anche colei che da grande sarebbe diventata Virgina Woolf). I ragazzi si spacciarono per una delegazione diplomatica abissina e salirono a bordo della corazzata Dreadnought, facendosi ricevere dall'equipaggio con tutti gli onori, come raccontato qui
Altro scherzone mica male fu quello perpetrato nel 1910 da un gruppo di rampolli inglesi (fra cui anche colei che da grande sarebbe diventata Virgina Woolf). I ragazzi si spacciarono per una delegazione diplomatica abissina e salirono a bordo della corazzata Dreadnought, facendosi ricevere dall'equipaggio con tutti gli onori, come raccontato qui
In conclusione, possiamo dire che la gente è sempre pronta a farsi turlupinare, come dimostrò anche il celeberrimo episodio che coinvolse Orson Welles, che trasmise alla radio La Guerra del mondi e provocò il panico fra la popolazione, convinta che davvero stessero sbarcando gli alieni. Ufficialmente non si trattò di una burla (il programma fu preceduto e seguito da avvisi che spiegavano trattarsi di finzione), ma è legittimo sospettare che, almeno un po', queste reazioni fossero auspicate dagli autori della trasmissione. Caso simile, ma stavolta dichiaratamente goliardico, fu invece quello della beffa di Berners Street, che non ha nulla di particolarmente misterioso, ma è un buon esempio della potenza di inventiva e determinazione messe al servizio della voglia di far gli scemi.
E a proposito di burle, voi vi siete accorti del messaggio segreto nascosto in questo articolo???
Le Straordinarie Avventure del Barone di Munchausen è un gioco di ruolo narrativo in cui i giocatori sfidano i propri avversari a raccontare le loro incredibili e bizzarre imprese, con la possibilità di interromperli, evidenziarne le contraddizioni e metterli in difficoltà, fino eventualmente a lanciar loro una sfida fra gentiluomini, quando la bugia diventasse davvero troppo grossa. E se a qualcuno mancano le idee, l'unico modo per potersi cavare d'impaccio è... offrire da bere!
Un gioco che senz'altro può essere apprezzato solo da un certo tipo di giocatori, ma che con il gruppo giusto è davvero divertente.
Un gioco che senz'altro può essere apprezzato solo da un certo tipo di giocatori, ma che con il gruppo giusto è davvero divertente.
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